L’Appennino tosco-emiliano ha rappresentato per millenni il punto di confine tra la cultura mediterranea e quella mitteleuropea; mentre al di là del massiccio si estendeva la cultura dei grassi derivati dal latte, come il burro, le civiltà mediterranee potevano prosperare al cospetto d’un ingrediente unico nel suo genere: l’olio d’oliva.
Le rotte mediterranee dell’olio d’oliva: dalla Galilea all’appennino tosco-emiliano
L’ulivo in Toscana è presente come pianta spontanea sin dal Paleolitico; la sua addomesticazione tuttavia ha percorso una lunga strada prima di giungere sulle dorsali appenniniche.
Importato dalla Siria attraverso i greci, da cui ne deriva l’etimologia del termine, sin dall’antichità l’uso dell’olio d’oliva non si limitava alla sfera culinaria, ma era considerato indispensabile per moltissime funzioni legate al culto religioso.
Il consumo di olio d’oliva durante le celebrazioni di riti, matrimoni e persino funerali, oltreché il suo ruolo nell’alimentazione per la preparazione e la conservazione degli alimenti, rendeva necessaria coltivazioni sempre più estese, con l’affinamento delle tecniche di piantumazione, raccolta e molitura che sono progredite nel corso dei secoli.
Le piantumazioni di ulivo in Toscana sono poi ulteriormente cresciute in epoca Medievale, soprattutto in virtù degli uliveti sorti in prossimità di Monasteri e Abbazie.
La conservazione del patrimonio agrario toscano
In tempi molto più recenti l’ulivo in Toscana ha poi preso un ruolo di assoluto primato nel panorama della produzione di olio d’oliva pregiato; le aziende agricole toscane hanno intuito, molto prima di altre, l’importanza della conservazione delle tecniche di coltura e di molitura apprese dall’antichità, recuperando così il patrimonio agrario secolare.
Le aziende toscane hanno così potuto custodire i ritmi di una coltivazione “a misura d’uomo” con la quale il prodotto dell’olio d’oliva ha raggiunto livelli eccelsi di qualità, anticipando quello che negli anni Novanta del secolo scorso è stato il business dei prodotti biologici.
L’olio d’oliva di Casa di Monte conserva nel colore giallo dorato e nel sapore “pizzichino” la fragranza tipica dell’ulivo in Toscana che, da almeno venticinque secoli rappresenta il maggior patrimonio di un’eredità culturale che si estende dai territori della Cisgiordania sino all’Appennino tosco-emiliano.
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